La Nuototerapia ®

 

a cura di:

Federica Bochicchio

INTRODUZIONE
A partire dalle mie esperienze di nuotatrice agonistica e di istruttrice di nuoto, diventata poi psicologa e psicoterapeuta, mi sono trovata a "concepire" un connubio terapeutico tra due mondi apparentemente molto lontani: il nuoto e la psicoterapia.
Per spiegare l'accostamento fondante la Nuototerapia ®, illustrerò gli elementi che a mio avviso fanno da "muro portante" a tale nuova disciplina psicologica, applicabile a soggetti in età evolutiva e/o adulti:

l'acqua, stimolo esterocettivo a forte valenza energetica e... di risveglio
l'acqua, elemento della natura fortemente calmante e/o rilassante
l'acqua come mezzo di comunicazione tra terapeuta (T) e paziente (P)
il nuoto, luogo d'incontro intimo e inconscio tra istruttore/terapeuta e allievo/paziente.

1 - L'ACQUA ... CHE RISVEGLIA E DÀ ENERGIA
Nell'accezione comune, l'elemento più naturale per l'essere umano è la Terra, tutto ciò che è terreno, tangibile.
L'acqua in sé, è solo lievemente tangibile; è un elemento - l'unico - che permette all'essere umano di "provare" l'assenza di gravità, quasi di... volare (tanto che gli astronauti si allenano sul fondo di una piscina per avvicinarsi alle sensazioni che proveranno sulla Luna).
Per le sue caratteristiche fisiche l'acqua si configura nella mentalità umana come elemento "strano", "estraneo" alle comuni di sensazioni di pesantezza, rigidità, controllo, velocità, ecc.
In questo senso, e da un punto di vista psicoterapeutico, si può affermare che l'acqua, considerata come uno stimolo esterno all'uomo, può provocare nella persona che entra in contatto con essa un gran numero di sensazioni particolari (quanto meno dimenticate o raramente provate).
RISVEGLIANDO i sensi, questi stimoli e sensazioni rimettono in moto energie fisiche e psichiche proprie di ognuno di noi...
L'acqua coinvolge e sconvolge tutti e cinque i sensi umani:

l’acqua ha odori caratteristici (basti pensare al profumo dell'acqua di mare, al 'cattivo' odore dell’acqua clorata...)
ogni acqua ha un suo sapore (salata, acida, dolce...) che può riattivare anche sensazioni antiche e messaggi ancestrali
l'acqua provoca sensazioni tattili (compattezza, leggerezza, freschezza) che, quando vi si è immersi, sono estese alla totalià del corpo
l'acqua coinvolge il senso della vista in modo stupefacente, in quanto viene percepita dall'occhio umano in tutte le sue forme (vapore, pioggia, mare...) e al tempo stesso provoca "modi di guardare" diversissimi fra loro:
 
guardare oltre o attraverso la pioggia (richiama il modo di guardare dei soggetti autistici, ad esempio)
guardare il riflesso sull'acqua di oggetti, o riflettersi (richiamo al narcisismo)
guardare e vedere più nitidamente e ingrandito (nel caso dei miopi) sott’acqua con occhialetti (a lenti blu)
guardare in profondità (la trasparenza o meno dell’acqua)
l'acqua infine tocca il senso dell'udito in mondo particolare, nel senso che per ascoltare qualcosa nell'acqua, l'orecchio si deve bagnare e riempire d’acqua; riesce così ad ascoltare in modo distorto suoni e rumori. Immersi totalmente nell'acqua, si può inoltre provare la sensazione di ovattamento fino al "silenzio assoluto" paragonabile a quella dei sordi totali

2 - L’ACQUA RILASSANTE
Se pensiamo alla superficie cristallina delle fonti d'acqua o di qualsiasi luogo acquatico dove un gesto offusca le immagini, ma una pausa le restituisce, per associazione si presenta la sensazione che il mondo riflesso sia la conquista della calma: "Una creazione suprema che non richiede altro che inattività, non pretende altro se non un atteggiamento sognante in cui appariranno i contorni del mondo tanto più nitidi quanto più a lungo avremo sognato immobili" (G. Bachelard, Psicoanalisi delle acque).
Costruendo mentalmente l'immagine di una persona immersa nell’acqua, capace di lasciarsi cullare dalle braccia avvolgenti e materne delle onde, può evocare una sensazione di calma, anzi di completo rilassamento interno e del sistema motorio.

3 - L’ACQUA COME TRAMITE COMUNICATIVO TRA TERAPEUTA E PAZIENTE
Contemplare l'acqua o immergervisi può aiutare il soggetto/paziente a prendere coscienza di sé, della sua intimità: la persona, infatti, si pone in una prospettiva di un approfondimento per il mondo e per se stesso che gli permette anche di tenersi a distanza rispetto al mondo. Davanti all’acqua profonda si può scegliere la propria visione; si può vedere a proprio piacimento il fondale immobile o la corrente, la riva o l’infinito; si ha il diritto ambiguo di vedere e di non vedere e, spesso, è proprio in questa prospettiva che una persona richiede l’aiuto psicologico.
Data la simbologia della profondità acquatica come rappresentazione della profondità dell'anima (l’inconscio), sarà la persona stessa a decidere quando e come "guardarsi dentro" simboleggiato dal voler guardare sott'acqua ed il terapeuta dovrà avere un atteggiamento empatico e pronto ad accogliere le scoperte ('insight') del paziente, scendendo anche lui sott'acqua, rassicurandolo.
C'è anche da pensare che una volta in immersione, l'acqua non è più una sostanza da bere, bensì è una sostanza che "beve" nella sua accezione più pericolosa: inghiotte. Nell'immaginario comune l'acqua nel suo ruolo passivo di acqua da bere trasmette calma, freschezza, energia; nel suo ruolo attivo di acqua che "inghiotte", può trasmettere sentimenti di angoscia, paura, morte. L'acqua è un elemento intrusivo, che entra dappertutto, ma anche che esce da qualsiasi posto: entra ed esce e porta via in questo movimento qualsiasi cosa incontri. C'è qualcosa di "acquatico" in molti atteggiamenti umani: a volte si tende ad insinuarsi nei pensieri delle persone per carpirne i segreti, i sentimenti, l'intelligenza. Succede anche in amore: spesso si cerca di entrare - magari con apparente dolcezza - in ogni angolo del cuore e della mente dell'amato/a. In questi casi la Nuototerapia ® può servire a rimettere in contatto "buono" la persona angosciata con ciò che c'è di più familiare a tutti gli uomini: un corpo il cui sangue, prima ancora del latte, a suo tempo ci ha nutrito, quello di nostra madre, che per nove mesi ci ha ospitato tenendoci sospesi in un mondo... subacqueo, caldo e avvolgente.
A questo proposito così recita M. Bonaparte: "Il mare rappresenta per gli uomini uno dei maggiori e costanti simboli materni... Il mare-realtà, da solo, non basterebbe a suscitare il fascino, come invece avviene, negli esseri umani. Il mare canta per loro un canto a due voci, la più acuta delle quali, la più superficiale, non è la più affascinante. È il canto più profondo che da sempre, attira gli uomini verso il mare".
Questo canto profondo è la voce materna, la voce di nostra madre. Per l’immaginazione, ogni liquido è acqua, tutto ciò che scorre è acqua; da un punto di vista psicoanalitico ogni acqua è latte, più precisamente ogni bevanda felice è latte materno "profondamente nutritivo". Inoltre, dei quattro elementi naturali solo l'acqua può cullare. È lei l'elemento cullante: culla come una madre. L’acqua ci porta. L’acqua ci culla. L’acqua ci addormenta. L’acqua ci restituisce la madre.
La Nuototerapia ® quindi, non fa altro che "sfruttare" questa vasta gamma di simboli e di immagini inconsce al fine di provocare una "riappropriazione" delle parti problematiche e/o scisse, provocando un processo profondo di crescita e trasformazione nella persona che richiede aiuto.

4 - IL NUOTO: LUOGO D’INCONTRO INTIMO TRA TERAPEUTA E PAZIENTE
Nella dinamica del nuoto sono presenti moltissimi elementi da sviluppare psicologicamente per finalità terapeutiche.
Il nuotatore principiante conquista un elemento molto estraneo alla sua natura e soprattutto i primi esercizi di nuoto (l’imparare a stare a galla senza l'ausilio di ciambella o braccioli) sono l’occasione di incontrare una paura superata ed una conseguente forte acquisizione di sicurezza e fiducia nelle proprie capacità: l’imparare a muoversi nell'acqua senza bisogno di niente e di nessuno, corrisponde ad un preciso momento della propria consapevolezza di sé in cui, in un attimo, si scopre (insight) di essere "padroni" dell'elemento acqua e di potersi definitivamente salvare dalla angoscia di morte che l'acqua porta con sé.
Soprattutto con i bambini, ma anche con un determinato tipo di adulto (coloro che oltre a non saper nuotare, hanno anche paura dell'acqua) è chiaramente comprensibile che la consapevolezza di saper galleggiare e muoversi in acque profonde da soli, corrisponde al preciso momento in cui il soggetto/paziente raggiungere la piena fiducia nei confronti dell'istruttore/terapeuta e riesce quindi, in sua presenza, a provare e a realizzare il distacco e l'indipendenza. È questo un momento estremamente emozionante per entrambi in quanto, simboleggiando l'istruttore una figura paterna - o, comunque, genitoriale (dolce e di sostegno, ma anche autoritario con una personalità propria) - si ha la netta sensazione di rivivere in un breve momento il distacco evolutivo dal nostro genitore interno che tutti noi avremmo dovuto provare nel passaggio dalla fase adolescenziale a quella adulta.
Il superamento della paura e il raggiungimento della piena fiducia in se stessi porta sempre con sé una certa dose di orgoglio, che si materializza nel desiderio di volersi tuffare: il salto nell'acqua rappresenta forse l'unica immagine esatta, che si possa vivere, del salto nell'ignoto. Non esistono altri salti reali che siano salti nell'ignoto. Il salto nell’ignoto è un salto nell'acqua. È il primo salto del nuotatore novizio. Quando ci si stacca dalle braccia paterne dell’istruttore/terapeuta per essere lanciati nell'elemento ignoto, in un primo tempo si può provare soltanto un'impressione amara di ostilità. Ci si sente davvero "un piccolissimo essere". È il padre/terapeuta che in quel momento sorride... ma il suo può apparire un riso beffardo, una risata che ferisce. Se il nuotatore ride (soprattutto se bambino), si tratta di un riso forzato, tirato, non convinto...: un ghigno. È soltanto sùbito dopo la conclusione della prova, che il riso riacquisterà la sua schiettezza, e il coraggio rimpiazzerà il senso di vuoto originario. La vittoria facile, la gioia per essere stato "iniziato", l'orgoglio di essere diventato come il padre, ma indipendente da un essere dell'acqua, abbandoneranno il senso di "piccolissimo essere" iniziale, senza rancore. Il benessere del nuoto cancellerà ogni traccia di umiliazione primaria.
È in questo senso che l'imparare a nuotare si configura come una sfida molto coraggiosa che l'uomo decide di intraprendere per se stesso contro una delle quattro forze della Natura, forse la più estranea per lui: l'acqua. "Il nuotatore, una volta imparato a nuotare, può affermare: il mondo è la mia volontà, il mondo è la mia provocazione. Sono io che agito il mare" (G. Bachelard; Psicanalisi delle acque).

5 - La Nuototerapia ®: PRESUPPOSTI E CONDIZIONI DI APPLICAZIONE

Per una sana e sicura applicazione di tale nuova disciplina psicoterapeutica, ritengo sia essenziale l'attuabilità di alcune condizioni e accorgimenti:

• disponibilità di un locale-piscina con annessi spogliatoi, servizi igienici e docce. È auspicabile poter disporre di una stanza o di un angolo nello stesso locale della piscina, da poter utilizzare per una prima fase, antecedente all'entrata in vasca, in cui l'istruttore/terapeuta e l'allievo/paziente possano avere un incontro dialettico, propedeutico alla vera e propria seduta di Nuototerapia ® in vasca. Tale spazio nel caso di bambini dovrebbe essere munito di materiale vario (giochi, fogli, colori etc.). Il passaggio alla seconda parte della seduta, quella dell'immersione in vasca, prevede la "preparazione" da parte di entrambi (P e T) per indossare la tenuta da piscina (costume, accappatoio, scarpe, cuffia se necessario). Nel caso di pazienti bambini tale fase si può effettuare insieme: il terapeuta avrà così già acquisito una funzione intima, quella di colui che può prendersi cura dell'altro (in tal caso si avrà l'accortezza di far indossare sotto ai vestiti il costume al posto dello slip). La durata totale della seduta sarà quindi di un ora e mezza.

• La preparazione acquatica del terapeuta dovrà essere la più completa e "naturale" possibile: idealmente l'istruttore/terapeuta dovrebbe essere talmente padrone dell'elemento Acqua da sentirsi quasi più a proprio agio nell'acqua che sulla terra; ciò è fondamentale per una immediata trasmissione di calma, sicurezza e fiducia dal terapeuta al paziente, che porterà all'instaurarsi di una relazione profonda. Si richiede inoltre, anche per motivi di sicurezza (e quindi di legalità assicurativa) che il terapeuta/istruttore sia in possesso del brevetto di Assistente Bagnanti e - anche per un fatto etico - del brevetto di Istruttore di nuoto.

Le suddette condizioni per uno svolgimento adeguato della Nuototerapia ® possono essere estese anche alla possibilità di poter usufruire di un bacino di acqua marina. Si può intuire che ciò presenta problemi di ordine meteorologico e ambientale, che ne restringerebbero il periodo di utilizzo.

Si può affermare che il trattamento abbia durata pari a quella di altri similari (ippoterapia, musicoterapia, danzaterapia); può essere svolto sia come trattamento a sé stante, sufficiente da solo per ottenere obiettivi terapeutici, sia come trattamento supportivo o integrato con altri percorsi psicologici e psicoterapeutici.

6 - NUCLEI DI APPLICAZIONE

Analizzate le qualità o elementi propri dell'Acqua, posso concludere affermando che la Nuototerapia ® può essere utilizzata a favore di una gamma vastissima di patologie psichiche; sono anche convinta che, comunque, non possa indurre peggioramento ad alcun tipo di disturbo psichico.
In particolare, a partire dalla mia esperienza personale, ritengo che le seguenti tipologie di pazienti possano trarne beneficio:
Di recente, la Nuototerapia ® è stata inserita tra le iniziative e i servizi offerti dalla Unione Italiana Sport Popolari: attualmente sia come terapia per i singoli, che come forma di psicoterapia di gruppo per alcuni particolari disturbi.

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